MA COME SI FA AD AMMAZZARE E ARROSTIRE IN STRADA UNO DI QUESTI?

Ma come si fa ad ammazzare un povero gattino per strada, e a tentare di mangiarselo con un barbecue improvvisato sul posto? Ma che fine hanno fatto i princìpi animalisti declamati ai quattro venti?

Ma il territorio urbano è ancora realmente presidiato? Certo, i carabinieri sono intervenuti appena chiamati. Ma resta il fatto che in provincia di Livorno, non in una degradata periferia cinese, si sia assistito a quella scena raccapricciante: probabilmente, nei tempi migliori di Roma repubblicana e imperiale una cosa simile sarebbe già stata perseguita non certo per “animalismo” ma per il decoro dell’Urbe. Avrebbero detto all’ originario della Costa d’ Avorio: gli animali si macellano al Foro boario, e se proprio vuoi vedertela con i felini, arruolati gladiatore e battiti contro le tigri del Colosseo….

Ma gli episodi sono tanti, da un po’ di tempo: il gatto morto a Capodanno con petardi che gli hanno persino staccato la coda, quello ammazzato a bastonate perché un commerciante non voleva che si riparasse dalle intemperie nel suo negozio….E leggete cosa ha scritto su Facebook Er Cipolla (al secolo Enzo Salvi) : «Amici miei voglio condividere con voi una piccola gioia. Fly, da quando siamo rientrati dalla clinica, lunedì sera, è sempre rimasto sul fondo della gabbia. Questa mattina alle prime luci dell’alba, Fly e’ salito sul posatoio ! Io anche questa notte ho dormito affianco a lui e quando l’ho visto sul posatoio e’ stata una forte emozione, non credevo ai miei occhi ! Vi giuro sto tremando mentre scrivo…. Chiaramente ha ancora difficoltà a rimanere in equilibrio per il trauma della pietra ricevuta e sopratutto della caduta da più di di 6 m…… La sua voglia di vivere e’ immensa .. Fly e’ un piccolo Guerriero”.

Sono parole che forse qualcuno irride: “ma cosa è un pappagallo dopotutto…”. Enzo Salvi ha postato su Facebook immagini di sé visibilmente commosso per le disperate condizioni del pappagallo lapidato da uno straniero: quando c’è un dolore non bisogna permettersi di minimizzare o addirittura deridere. Chi soffre va rispettato anche perché dietro l’amore per una bestiola per cui noi siamo tutto il suo mondo, chiedendo in cambio solo un po’ di attenzioni e cibo vi è spesso disagio esistenziale, solitudine, delusioni dagli umani.

Quando morì il mio ultimo cane (e soffrendone anche allora, fui spinto a non cercarne un altro proprio per evitare un terzo dispiacere), ebbi un certo rimorso per averlo praticamente abbandonato in una clinica veterinaria: morì solo, anche se in fondo, come da mesi hanno decretato che si debba morire, tuttora, in ospedale.

Il maltrattamento di animali nella sua prima formulazione penalistica (sostanzialmente inefficace e blanda) fu introdotto nel Codice Rocco del 1930 non certo per “correttezza  politica” ma per principi di dignità umana e  sociale: un animale ammazzato a bastonate degrada la società alla pari della bestemmia, dei bisogni fisiologici fatti per strada, o degli sputazzamenti liberi. E poi, pensò il legislatore fascista, la crudeltà verso gli animali è un brutto indizio predelinquenziale: denota vigliaccheria (non si infierisce certo verso un coccodrillo o uno squalo, o un leone quanto meno non in cattività ma verso piccoli animali indifesi), e di solito prima o poi, si farà qualcosa del genere anche ai propri simili.

Ma giustamente siamo andati oltre: anche se è un’assurda estremizzazione il tentativo di riconoscere personalità giuridica all’ animale, esso (almeno i più evoluti neurologicamente) sente, è in grado di rallegrarsi, soffre. Vi è davvero una scintilla divina nello sguardo del cane, o del cavallo o della scimmia.

A Gibilterra le piccole scimmie berbere senza coda, misterioso unico primate sul suolo europeo sono una specie di guarnigione a difesa della rocca, attrazione turistica coccolata e onorata anche se scippatrici di tutto ciò che gli incauti turisti lascino alla loro portata, ma non immagino cosa succederebbe a un suo bastonatore.

E’ troppo pretendere che mai più si ripeta lo schifo, e l’orrore verificatosi in Toscana? Che ne pensano le sardine e compagni vari, per cui dobbiamo “rimanere umani”? 

A.Martino

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