MASANIELLO DI CERTO Ã CRISCIUTO, MA CHISSA’ SE SARA’ RITORNATO …

Il 7 luglio del 1647, Tommaso Aniello d’Amalfi, meglio noto come Masaniello, al grido di: << Viva ‘o Re!, morte ‘o malgoverno! >>, prima sollevò il popolo napoletano contro il malgoverno dell’allora Vicerè di Napoli, e poi costrinse lo stesso Rodrigo Ponce de León, duca d’Arcos, ad accettare le sue rivendicazioni.

Masaniello così entrò nella storia, e, a 400 anni dalla sua nascita, questo personaggio, oggi, ha acquisito tutti il sapore ed il fascino, del vero archetipo sovranista.

Infatti in lui troviamo la lotta del popolo contro le elite, di coloro che credono nella Patria (cioè nella sacralità della Terra dei Padri, che in questo caso è giustamente Napoli) e nello Stato (che nelle società di antico regime si incarna plasticamente nella figura del Re, il quale, a sua volta, dovrebbe proteggere il popolo dalle angherie e dalle pretese della nobiltà locale) contro gli usurai e gli approfittatori, cioè i gabelloti.

Certo, l’avventura di Masaniello durò pochissimo, giusto 9 giorni e finì altrettanto male con il suo omicidio per mano di alcuni vecchi compagni d’avventura a causa della sue intemperanze “alessandrine” , ma ciò che egli realizzò fece si che il popolo ed il mondo intero lo ricordassero per sempre.

Seppur breve, la sua avventura, al pari di Giulio Cesare, ispirò i padri del nostro risorgimento e lasciò un insegnamento per tutti coloro che si definiscono rivoluzionari e patrioti:

  • mai fidarsi del potere fine a se stesso;
  • mai credere di riformare l’inriformabile;
  • restare sempre con i piedi ben saldi a terra.

Tutte lezioni che la stragrande maggioranza dei nostri sovranisti nostrani sembrano non aver affatto compreso.

Lorenzo Valloreja

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