L’ITALIA DEVE APPOGGIARE L’IRAN, NE VA DELLA NOSTRA SOPRAVVIVENZA

Prima di entrare nel vivo di questo articolo mi sento in dovere di fare alcune piccole precisazioni per meglio far capire ai nostri lettori il perché di determinate scelte e posizioni.

L’Ortis, come voi ben sapete, è uno dei pochi, veri, giornali sovranisti.

Ci permettiamo di affermare ciò perché, allo stato attuale, ci sono due tipi di sovranismo:

  • uno di Serie B, piccolo, concentrato esclusivamente su se stesso e sulla politica interna, ammalato perennemente di torcicollo ideologico, per cui, legge, ed interpreta, il mondo esclusivamente con le vecchie categorie della Guerra Fredda;
  • l’altro di Serie A, che, si scrive con la S maiuscola, interpreta il mondo esclusivamente attraverso le categorie scientifiche della Geopolitica, non ha pregiudiziali razziali, ideologiche o religiose, è intento a rendere non solo nuovamente libera e padrona del proprio destino la nostra Nazione, quanto, cerca di costruire, per essa, delle alleanze cha siano le più simmetriche possibili;

e noi apparteniamo sicuramente alla seconda specie, ecco perché, nel nostro giornale, tale e tanto rilievo è dato alla politica estera.

Ora se teniamo conto che, ahimè, al di là di tutte le favole che ci sono state propinate in questi anni – dalla decrescita felice (la decrescita è solo decrescita e pertanto c’è ben poco da essere felici) all’egalitarismo estremo (per cui tutte le risorse andrebbero ripartite in maniera uguale tra gli oltre 7,80 miliardi di persone che calpestano la terra) – le risorse di questo mondo sono finite, va da sé, quindi, che ognuno cerchi di accaparrarsele con buona pace dei benpensanti, delle ONG  e del Vaticano.

Certo, nella corsa agli accaparramenti si può essere più umani degli altri, cioè si può far si che le popolazioni – e le porzioni di mondo, che siano sottoposte a questo “sfruttamento” delle proprie risorse – siano anch’esse coinvolte traendone, a loro volta, dei benefici economici e morali (dottrina Mattei), ma non è che se l’Italia, al contrario, volesse astenersi totalmente da queste pratiche, in nome di una vaga e nobilissima fratellanza universale, altri  Paesi farebbero altrettanto. Anzi, sicuramente, per la legge dei vasi comunicanti, il vuoto di potere da noi lasciato verrebbe inevitabilmente colmato da altri, come, per l’appunto, con il caso della Turchia di Erdogan.

Detto ciò, è fuor di dubbio che, come abbiamo più volte già scritto in altri precedenti articoli, il grande nemico attuale dell’Italia è la Turchia e per rimettere Erdogan in riga la cosa più saggia che si possa fare è quella di essere alleati e partner, dei suoi nemici, cioè della Russia di Putin e dell’Iran degli ayatollah.

In tale contesto, pertanto, è assolutamente illogico e masochistico, continuare a sanzionare due Paesi, la Federazione Russa e la Repubblica Islamica dell’Iran, con i quali non solo abbiamo ottimi rapporti ma condividiamo anche obbiettivi speculari.

Nel caso dell’Iran, poi, pochi cittadini sanno che, il primo partner commerciale europeo di Teheran è proprio l’Italia.

Il Paese degli Arii è una Nazione prevalentemente Sciita nemica giurata quindi dei Sunniti e in rotta con la Turchia che spinge, a sua volta, a più non posso i Fratelli Musulmani, gruppo politico sunnita.

Ora, benché ufficialmente Israele sia contraria alla fazione palestinese dei Fratelli Musulmani, Hamas, è in ottimi rapporti con la Turchia fin dai tempi della nascita dello Stato di Davide, cioè, nel lontano 1948 e nulla, al di là delle ultime fosche dichiarazioni di Erdogan, ha compromesso, di fatto, questo rapporto.

Se teniamo anche conto del fatto che attraverso l’Accordo di Abramo siglato da Gerusalemme, nel settembre scorso, con alcune delle monarchie più importanti del golfo: Emirati arabi Uniti (Sunnita),   Bahrein (Sciita), la causa palestinese è andata praticamente in soffitta ed Israele può certamente dormire sonni tranquilli sotto questo punto di vista.

Ragion per cui, non sarà di certo lo Stato Ebraico a fare da conteniment della Turchia. Semmai questa operazione potrà essere fatta solo dall’Iran, la quale è stata anch’essa danneggiata dall’Accordo di Abramo in quanto è stata praticamente cinturata ed assediata lungo tutto il Medio Oriente, le uniche valvole di sfogo dovrebbero rimanere quindi il confine turco e la costa yemenita sul Mar Rosso dove le milizie filo iraniane controllano buona parte della riviera occidentale.

Ecco in quest’ultimo caso, il nostro Paese, anziché vendere armi all’Arabia Saudita, avrebbe dovuto aiutare gli insorti “Huthi” nella speranza di ottenere da questi ultimi, un domani, ottenuto il potere in quella zona, la concessione di una base nel porto di Moka, altro “collo di bottiglia” sul Mar Rosso.

E invece cosa facciamo? Interrogazioni parlamentari per sapere come mai una nave-traghetto costruita dal Cantiere Navale Visentini di Porto Viro (Rovigo) nel 1992 è diventata una nave da guerra dei Pasdaran iraniani … ma siamo veramente masochisti!

Credo che Enrico Mattei, a questo punto, si stia rivoltando nella tomba!

Ma tralasciando questa considerazione, se pur volessimo fare le “verginelle” del caso, caste e pure, vi sembra normale ciò che è successo nel gennaio del 2020 al povero Generale Soleimani, eroe della Guerra di Siria, dove, per conto dell’Iran, contribuì alla sconfitta degli integralisti e che un vile attentato USA, in quel di Bagdad, se lo portò via? Vi sembra normale che la Persia prima e l’Iran oggi, da circa 60 anni cercano di avviare un proprio programma nucleare e benché lo Stato di Israele abbia le proprie bombe nucleari Teheran non possa fare lo stesso?

Se è la paura della Guerra Atomica che vi fa dire che l’Iran non debba dotarsi di questo strumento tenete presente che nessuno ha sganciato o sgancerebbe testate nucleari contro chi che sia, l’arma nucleare oggi è solo un biglietto da visita, uno strumento di pressione per pesare nei tavoli internazionali, e ad onor del vero è bene ricordare che ciò che ci ha salvato dalla catastrofe atomica è stata proprio la paura della reciproca capacità di distruzione.

Dicevano gli antichi: << si vis pace, para bellum! >> e mi sento proprio di dire che se vogliamo continuare a prosperare la cosa migliore che possiamo fare è quella di consentire all’Iran di essere preparata e capace di difendersi … altro che sanzioni! Altro che interrogazioni!

Lorenzo Valloreja

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