ARRIVA UNA TELEFONATA DA BRUXELLES PER ENI E ALTRE GRANDI SOCIETA’ ITALIANE, E IL CENTRALINISTA SUPER MARIO LA SMISTA. “BOICOTTATE GLI AFFARI CON LA RUSSIA”.

Politica sottomessa alla finanza? Capitalismo globale? Business first, come si dice tra New York e Londra?

Non esattamente, o almeno così non è per i nani e ballerine del Nuovo Ordine Mondiale: tra cui, purtroppo e che piaccia o no, figura la nostra povera Italia, che sembra non avere poi tutta quella considerazione che, secondo “loro”, Super Mario dovrebbe garantire.

E già, perché alla videoconferenza in cui la parte russa era capitanata dallo stesso Presidente federativo Vladimir Putin affiancato da addirittura otto ministri, e la controparte formata da ben sedici grandi imprese italiane, o private o a più o meno larga partecipazione pubblica, secondo la delusa recriminazione di una fonte dell’Unione europea, non avrebbe dovuto partecipare proprio nessuna di esse. Insomma, il Sistema Italia, che politicamente è già quello che è, avrebbe dovuto nella sua componente economica, praticamente dichiarare guerra commerciale alla Russia. Questo lo sfogo, tradotto in soldoni, di una non specifica fonte eurocratica e affidato all’agenzia ANSA. “ Incontro inopportuno”: ipse o ipsa dixit.

Miliardi e miliardi di interscambio a rischio, per i giochi prebellici dettati dalle dinamiche elettorali americane, e per la russofobia ritenuta dalla Dea Europa uno dei suoi postulati dogmatici. Solo il gruppo siderurgico Danieli ha firmato la settimana scorsa un accordo da cento milioni per la costruzione di quattro altiforni.

L’incontro (o meglio la videoconferenza), comunque, come dicevamo, c’ è stato, e si è svolto con notevole riservatezza e discrezione: diciamo che è stato alquanto carbonaro, ovviamente da parte italiana giacché da parte russa (notoriamente indipendente e soggetta solo alle decisioni della propria leadership) non vi era proprio nulla da nascondere e minimizzare.

Dobbiamo quindi affermare che sembrano essere tre le grandi imprese che hanno disertato l’incontro: e si sa con sicurezza solo del forfait di ENI che avrebbe dovuto partecipare al massimo livello sociale (cioè con l’amministratore delegato). E sempre sembra, ma è anche molto probabile, che le altre due grandi società od holding siano tra quelle a partecipazione pubblica (forse Enel. o SNAM, o Saipem?), più controllabili dalla politica e quindi da mettere facilmente in riga con una telefonata di Super Mario in veste di “centralinista” passante diktat da Bruxelles o Strasburgo se non…Palermo, dove si trova il Presidente della Repubblica uscente.

Davvero un bel ringraziamento per gli apprezzamenti di qualche tempo fa, proprio da Putin, per un ipotizzabile ruolo mediatore dell’Italia (a cui fece seguito una vaga disponibilità di Draghi, evidentemente bacchettato perché queste cose si fanno a Berlino e Parigi, si sa, no?).

E davvero la mossa migliore e più strategica per ENI (complimenti per il suo a.d. Claudio Descalzi), che continua a comprare da Gazprom gas a prezzo stracciato grazie a contratti a lunga scadenza, come rimarcato dal forse incredulo “zar”.

Commento di Dimitry Peskov, portavoce del Cremlino: “Ci sono state pressioni di qualcuno su qualcun altro”.

Ottimo per la Cina: non solo in politica ma anche negli affari e nel commercio, i vuoti che qualcuno lascia, li riempie qualcun altro.

Ordinaria cronaca da Banana Republic. D’altronde, con un ex “bibitaro” alla prima poltrona della diplomazia italiana, che cos’altro ci si dovrebbe aspettare?  

A. Martino   

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