LA FAMIGLIA AGNELLI-ELKANN FACCIA PURE ANCORA AFFARI IN ITALIA, MA CI RISPARMI LE PREDICHE.

Fiat Chrysler Automobile (multinazionale con sede sociale in Olanda e sede fiscale in Regno Unito anche nota con l’ acronimo FCA), non distribuirà questo anno il dividendo ai suoi azionisti, e non riacquisterà alcuna azione propria.  

Questi sono i presupposti per la fruizione di un prestito a garanzia SACE dall’ importo, a quanto pare, assolutamente importante di euro 6,3 miliardi. 

Non voglio fare il populista demagogico, va bene, so che le tasse le pagano in Italia Fca Italy per le aziende del perimetro italiano (ossia, di quello che rimane della fu FIAT); so che aziende come Ferrari sono state scorporate dal capitale sociale ex gruppo FIAT; e soprattutto, che il comparto automobilistico, che in Italia fornisce ancora tanta occupazione, con questa tremenda crisi soffre anche più della media della produttività nazionale. 

Ciò detto, l’ impressione che la dinastia Agnelli-Elkann i suoi affari li sappia fare con tempestività e oculatezza, che insomma, laddove ci sia da prendere prenda e laddove ci sia stato da mollare con uno strappo storico (la multinazionalizzazione) lo abbia fatto, senza più le remore del mitico Gianni Agnelli ma anche dei suoi fratelli Susanna e Umberto, persone non di mondo ma di grandissimo mondo, aristocratici senza blasone di storia secolare  propria ma pur sempre italiani nelle logiche e nella politica (anzi, tutti e tre parlamentari della Repubblica e la contessa Susanna Agnelli Rattazzi persino ministro degli Esteri). E la famiglia Agnelli ha preso tutto ciò che potesse prendere dallo stato italiano per cento anni e più, lecitamente non vi è dubbio: ma l’ italianità della FIAT è stata sempre pagata molto, ma molto cara. Quello che è bene per FIAT lo è anche per l’ Italia; questa la bussola, tra il rassicurante e il signorilmente minaccioso, dell’ Avvocato. 

 E lo strappo che dicevamo non poteva che pilotarlo l’ a.d. Sergio Marchionne (italiano elvetizzato ma di radici straabruzzesi) cui, con logica in effetti ineccepibile, è succeduto l’ americano Mike Manley, per cui l’ Italia è solo una delle province più importanti di FCA. Ma certo, già Sergio Marchionne gelava chi in consiglio di amministrazione parlasse in italiano con un perentorio “talk english, please”  

Con il defilarsi degli Agnelli di ceppo primario salvo il calcistico Andrea, a capo della Vecchia Signora, e l’ avvento degli Elkann, rampolli dell’ unione di una figlia dell’ Avvocato con una grande famiglia ebraica di Francia, l’ incantesimo del capitalismo all’ ombra della Mole e sulle sponde del Po, perfezionamento economico del Risorgimento a guida sabaudo-piemontese, si è rotto. Al carisma di Gianni Agnelli, dopo il breve interregno della presidenza del fratello Umberto, è succeduto John Elkann : algido, giovane solo anagraficamente, senza nazionalità e forse senza religione, con radici negli affari e basta. Sembra George Soros senza rughe : tecnofinanza apolide allo stato puro. 

Non così è il fratello Lapo: un poco di genio e tanta sregolatezza. Anch’ egli un apolide ma dal volto più umano e persino dagli esordi apparentemente sfigati, tanto da prestare servizio militare di leva nel nostro esercito da soldato semplice. Cerca di farsi perdonare le cavolate epiche della sua vita privata essendo politicamente correttissimo (basti pensare alle sue dichiarazioni su Silvia Romano) ed essendo molto attivo nella beneficenza (detta charity in quei piani altissimi). Uomo d’ affari ovviamente anch’ egli, tra l’ altro con  un posto nel consiglio di amministrazione di Ferrari e fondatore di Italia Independent, marchio di occhiali e accessori dalla denominazione alquanto bizzarra per un manager non certo in odore di sovranismo. 

Vorrei sottolineare la sua ultima sparata di tenore politico, in cui direi che “briatoreggia”: vale a dire, dall’ alto dei suoi milioni (o miliardi) se la prende contro i politici atteggiandosi a moralista e patriota, forse in Skype da qualche magnifica villa nei Caraibi o sulle Alpi svizzere: il nonno sì, questo il succo del suo discorso, avrebbe diretto bene l’ Italia in Europa. 

E infatti lo fece, sicuramente da eminenza grigia non solo in proprio ma mandataria di importantissimi comitati mondialisti (Bilderberg, Davos ecc.) spingendoci , se non imponendocela, alla svendita della sovranità monetaria. 

Quindi, per favore, lor signori facciano i loro affari, ma non prediche qualunquistico-chic da sdraio sullo yacht e champagne in cestello col ghiaccio: e questo, almeno il sobrio John Elkann lo ha capito. 

A.Martino                  

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