YANIS VAROUFAKIS, DOPO IL MES, STRONCA ANCHE IL RECOVERY FUND: FONDO “INSIGNIFICANTE” E CHE DISSESTERA’ IL BILANCIO. E VEDE RUTTE COME UNA SPECIE DI SPAVENTAPASSERI A GUARDIA DI UN PARADISO FISCALE,”POLIZIOTTO CATTIVO” DI BERLINO.

Abbiamo già dato risalto ai suoi avvertimenti “euroscettici” riguardo al MES, e ora ci sembra interessante mettere in risalto quanto, qualche giorno fa, ha detto a proposito del Recovery fund, a Huffington Post. Dimissionario quando lo pseudocomunista Tsipras si arrese alla finanza mondialista e agli eurocrati consegnando il Paese in mano alla troika, è assolutamente una voce autorevole come testimone dei raffinati giochi contabili e politici di Bruxelles e Strasburgo.

Lo riteniamo, comunque, pur sempre un pezzo di establishment, dato che come se nulla fosse, lasciò la sua poltrona ministeriale tornando nel dorato mondo accademico internazionale, con la patina un po’ snob del fuori dal coro ma non fino alla Grexit, e con pose da centauro a uso dei fotografi, con bella moglie e attico con vista sul Partenone. E le sofferenze del suo popolo brutalmente scaricato con una letterina di dimissioni? Poveracci, ce la faranno….

La incredibile somiglianza con Checco Zalone, comunque, non può che rendercelo simpatico.

La conclusione del suo ragionamento, con la chiosa ottimistica di maniera, è la riprova del suo euroscetticismo “senza esagerare”. Riteniamo comunque acute, autorevoli e pur sempre fuori dal coro (il che è tanto, di questi tempi) le sue riflessioni.   

Quale giudizio dà dell’intesa in Consiglio europeo sul ‘Next generation Eu’?

Questo accordo verrà ricordato come un’altra grande sconfitta per l’Unione Europea.

Anche questo?

Sì. Primo, è un accordo che di fatto seppellisce gli eurobond, un piano preparato da Berlino per uccidere gli eurobond proposti dall’Italia, dalla Spagna, dalla Francia e gli altri paesi più colpiti dal Covid. Si tratta di un fondo insignificante dal punto di vista macroeconomico.

Sono 750 miliardi di euro.

Insignificante. Lo spiegherò nei termini dell’economia italiana. La vostra economia subirà un calo del pil del 15 per cento, roba pazzesca. L’anno prossimo Bruxelles sarà spinta da Berlino a fare pressione sul governo italiano per riequilibrare il bilancio. E anche se nel 2021 ci sarà il recovery fund, non sarà sufficiente per eliminare il deficit di bilancio. Magari potrà portarlo a -8 per cento, ma non di più. Per riequilibrare il bilancio dovrete sottostare a ferree regole di austerity.

Però il Patto di stabilità e crescita è stato sospeso all’inizio della pandemia.

L’hanno sospeso per quest’anno. Io sto parlando dell’anno prossimo e l’anno prossimo lo riattiveranno. L’eurogruppo dell’11 giugno ne ha discusso.

Lei è sicuro che l’anno prossimo sarà riattivato.

Vedrà. Ecco perché i cittadini italiani, spagnoli, greci e finanche i tedeschi dovrebbero considerare questo accordo come una grande sconfitta per l’Europa. E poi c’è una cosa di cui i media in Italia e anche in Grecia non parlano.

Cosa?

Prendiamo gli Stati dovranno ripagare una parte del costo totale del recovery fund. La Commissione europea non ha soldi. I soldi che darà a Italia, Spagna, Grecia saranno presi in prestito su garanzia degli Stati. Più del 50 per cento del prestito deve essere conteggiato nel debito italiano e deve essere restituito, seppure nel giro di molti anni. Quindi penso che gli Stati europei non avrebbero dovuto avviare una discussione sul recovery fund ma sulla sospensione del Patto di stabilità e crescita a tempo indeterminato. Invece di discutere di questo punto che è cruciale, si sono messi a discutere di miliardi di euro che non risolveranno il problema e non addrizzeranno la direzione di marcia filo-austerity. Così si creerà maggiore tensione.

Non ci sono gli eurobond, ma c’è un embrione di debito comune.

Si può anche dire che il fondo sia una prima mossa verso un debito comune, ma vorrei ricordare che si tratta di una ‘una tantum’, è uno strumento di debito comune a tempo, da non ripetere, per avere soldi freschi che non risolveranno la crisi e faranno crescere l’euroscetticismo sia in Italia che in Olanda, sia in Grecia che in Germania. Questo accordo ha ucciso l’idea di una unione fiscale con l’arma di un piccolo acconto di debito comune.

Che pensa della parte sulle risorse proprie? Web tax, carbon tax non sono approfondite nel testo.

Risponderò ricordando una ‘coincidenza’. Hanno nominato il ministro delle Finanze irlandese Donohoe come presidente dell’Eurogruppo proprio negli stessi giorni in cui la Commissione europea ha perso la sua battaglia in Corte di giustizia europea contro Apple, accusata di aver beneficiato di un regime fiscale agevolato in Irlanda. E’ questa la risposta alla sua domanda: ci stiamo muovendo nella direzione sbagliata. L’elezione del ministro delle finanze irlandese a presidente dell’Eurogruppo, il potere crescente dell’olandese Rutte che governa un paradiso fiscale al centro dell’Europa, la forza di un altro paradiso fiscale come il Lussemburgo. Tutto questo ci dice che mai si metteranno d’accordo su nuove risorse proprie per ripagare questo debito.

Perchè Rutte, pur premier di un piccolo Stato membro come l’Olanda è riuscito a imporsi così tanto nelle trattative?

Dalla mia passata esperienza nella crisi del debito greca, posso dire che il ministro tedesco non parlava mai per primo. Prima, parlava lo sloveno o il lituano contro la mutualizzazione del debito, a favore dell’austerity. Poi parlava l’olandese e aumentava il volume a favore dell’austerity. E poi interveniva il tedesco cercando di apparire come la voce sensata tra i primi due. Ma tutti sapevamo che le indicazioni rigoriste arrivavano da Berlino. Era solo coreografia.

Crede che ancora adesso arrivino da Berlino?

Naturalmente. Una telefonata di Merkel e Rutte avrebbe chiuso il becco.

Ma c’è qualcosa di positivo in questo accordo?

Se si guarda ai tagli agli investimenti ‘verdi’, ai fondi destinati alla ricerca, alla scelta di aumentare i ‘rebates’ per i frugali è davvero molto difficile trovare qualcosa di positivo. Ma siccome dobbiamo cercare la speranza nel buio, posso dire che l’idea di debito comune è in qualche modo presa in considerazione anche se in una modalità negativa. E poi dobbiamo sforzarci magari di pensare che il COVID unisca l’Europa meglio di quanto sappiano fare i politici. Forse così possiamo estrarre un po’ di speranza da tutta questa cecità.

A.Martino

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