L’ IMBARAZZANTE CASO DELL’ INFERMIERA AMERICANA VACCINATA CONTRO IL COVID E SVENUTA. SOLO DISINFORMAZIONE?

Il Tennessee (terra di cotone come di superalcolici, di ottima qualità almeno nell’ immaginario cinematografico) è anche sede del CHI Memorial Hospital di Chattanooga. Ivi lavora come infermiera la brava e carina Tiffany (non si chiama così solo una figlia di Donald Trump) Dover.

Circa dieci giorni fa, è capitato che costei si sia sottoposta all’ inoculazione del vaccino Pfizer anti Covid-19 (non so se volontariamente) e immediatamente dopo, proprio a imprevisto coinvolgimento delle telecamere, sia svenuta. La stessa, ripresasi dopo qualche minuto, ha informato di soffrire di “sincope valgale”: ovvero, della tendenza a svenire dopo un forte stress o emozione.

Immediatamente, sul web è circolata l’ipotesi anzi la certezza che Tiffany sia morta. Fortunatamente sembra che non sia così, ma a complicare le cose ci si è messo un episodio analogo (sempre concernente un’infermiera) avvenuto appena un giorno prima in una struttura sanitaria dell’Alaska.

In questo caso, direi che si sono affrontati “estremisti di opposte fazioni”, come si diceva all’ epoca degli anni di piombo. Da un lato, infatti, i cosiddetti complottisti radicali, che hanno immediatamente dato per spacciata la signora o signorina Dover (vittima immolata al pericolosissimo vaccino con cui le cupole mondialiste vorrebbero falcidiare la popolazione occidentale). Dall’ altro invece, l’apparato dei media main stream che si è affannato a condannare tutto come fake news e una ridicola montatura.

Anche questa volta, i primi hanno sciupato un’occasione di dibattito e messa in dubbio dei dogmi sanitaristi bruciandola con il loro sensazionalismo catastrofista e gonfiando a dismisura un incidente in effetti imbarazzante e alquanto inquietante.

Mentre i secondi hanno confermato la loro tendenza a rifiutare qualunque messa in discussione delle loro certezze (in questo caso, il vaccinismo a sua volta articolo di fede della più ampia religione del sanitarismo). Ai dubbi razionalmente posti da un episodio imbarazzante non si risponde con argomentazioni e approfondimenti scientifici, ma prendendosela con i complottisti patologicamente irresponsabili se in buona fede, o peggio se in cattiva fede.

Io, le mie idee sull’ accaduto me le son fatte e mi sembra il caso, cari amici de L’ Ortis, di trasmettervele.

E’ al momento evidente che questo vaccino, forse più di qualcun altro anche se in misura pur sempre contenuta, qualche reazione allergica o effetto collaterale lo procuri. L’ intensità dei fenomeni è al momento, in fondo, fisiologica; però è anche vero che le vaccinazioni, negli USA, come altrove, sono appena all’ inizio e che se la statistica è una scienza esatta e per la legge dei grandi numeri, potrebbe essere difficile accantonare tutto come polvere sotto il tappeto.

Inoltre, né io né chi mi legge, possiamo sapere come, in questo momento, Tiffany Dover effettivamente si senta. Ha ripreso a lavorare regolarmente?

Altra osservazione: con tutto il rispetto, la considerazione e la simpatia per l’ umanità e la professionalità di Tiffany Dover, constato che ella va soggetta a quel fastidioso malore che sembrava, in un’epoca di “donne con le palle”, scomparso con le dame dell’ Ottocento, travolto dall’ autodeterminazione ed emancipazione femminile ecc.

Invece a quanto pare, non è così: anzi, a dire il vero ho personalmente presente il caso di una mia conoscenza (di sesso maschile) soggetta a tale tipo di svenimento. Anche l’ ipoglicemia può fare brutti scherzi.

La domanda spontanea è: come fa una persona soggetta a questa iper impressionabilità, a lavorare in una struttura ospedaliera, a quotidiano contatto con emergenze drammatiche, situazioni cruente, e sofferenze e anche decessi da accettare con rassegnazione e freddezza?

E’ evidente che, non solo nelle professioni mediche ma in genere in tutto il mondo del lavoro del sistema euro-atlantista, non vi è una accurata selezione del personale dal punto di vista psico-attitudinale, spesso limitandosi a certificazioni  cliniche  delle condizioni puramente fisiche (esami del sangue ecc.), e ad autocertificazioni magari in assoluta buona fede.

A. Martino         

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