MERCATI, E ANCORA MERCATI…..GENESI DI UN SUPEREROE CHIAMATO MARIO

Il dottor Mario Draghi è stato alto funzionario ministeriale del Tesoro negli anni Novanta dopo il prestigioso incarico di direttore esecutivo della Banca mondiale (segnalato dall’ allora governatore di Banca d’ Italia C.A. Ciampi che mai eletto neanche consigliere comunale diventerà prima premier poi Presidente della Repubblica). Poi è stato nominato governatore della Banca d’ Italia subentrando al dimissionario Antonio Fazio (travolto dal contrasto col PD), dal 2005 al 2011. Non gli è mancato un passaggio in una delle principali banche d’affari mondiali (Goldman Sachs).

Poi (dal 2011 al 2019) è subentrato nella guida della ahimé ben più potente Banca Centrale Europea “distinguendosi sul campo” degli attacchi speculativi al debito pubblico (definirlo relativamente agli stati emittenti “sovrano” è una ironia gratuita). E’ suo l’ormai storico discorso in cui si dichiarò pronto a usare il “bazooka” del “quantitative easing”: vale a dire, un acquisto massiccio e ripetuto periodicamente, di titoli pubblici per tenerne in piedi le quotazioni, altrimenti minacciate dalle vendite operate da banche e grandi investitori. Euro da salvare, “what ever it takes”: costi quel che costi. Scusate l’orgia di anglicismi, ma l’ inglese ovviamente, sta a certi personaggi come il latino a Giulio Cesare.

Mario Draghi fa pure parte del rockfelleriano Gruppo dei trenta composto dalla elite della elite dei banchieri e finanzieri.

Peccato che la minacciosa lettera spedita nella tarda estate del 2011 al traballante governo Berlusconi fece da preludio all’ inaudito attacco delle banche tedesche ai nostri BTP. Ma il discorso del bazooka ci fu, con innegabile logica, quando si trattava di dare una mano ai “compiti a casa” dell’altro sacerdote europeista Mario Monti: pure lui, “chiamato per salvarci”.

L’ episodio più controverso del suo cursus honorum però, è il discorso sul panfilo Britannia della Corona britannica, quando finanzieri e politici, con riservatezza ma non troppa, si incontrarono per delineare il rancio da somministrare non solo al volgo dell’Occidente universo, ma ai politici stessi che dovevano d’ ora in poi imparare come va, anzi deve andare, il mondo. E’ un episodio che dà ancora fastidio soprattutto a Super Mario, e alle vestali dell’europeismo e del Pensiero Unico: borbottano di complottismo e di “solita storia dei sovranisti e populisti” ma purtroppo è un fatto storico, e il suo discorso sta ai verbali. Chiarisco fin da ora che lo strano ed alquanto esoterico termine “Invisibili britannici” sta per il nucleo forte degli investitori della City londinese. Ecco degli stralci significativi del discorso.

“Signore e signori, cari amici, desidero anzitutto congratularmi con l’ambasciata britannica e gli Invisibili Britannici per la loro superba ospitalità. Tenere questo incontro su questa nave è di per sé un esempio di privatizzazione di un fantastico bene pubblico…….La privatizzazione è stata originariamente introdotta come un modo per ridurre il deficit di bilancio. Più tardi abbiamo compreso, e l’abbiamo scritto nel nostro ultimo rapporto quadrimestrale, che la privatizzazione non può essere vista come sostituto del consolidamento fiscale, esattamente come una vendita di asset per un’impresa privata non può essere vista come un modo per ridurre le perdite annuali. Gli incassi delle privatizzazioni dovrebbero andare alla riduzione del debito, non alla riduzione del deficit. Quando un governo vende un asset profittevole, perde tutti i dividendi futuri, ma può ridurre il suo debito complessivo e il servizio del debito. Quindi, la privatizzazione cambia il profilo temporale degli attivi e dei passivi, ma non può essere presentata come una riduzione del deficit, solo come il suo finanziamento……

Lasciatemi sottolineare ancora che non dobbiamo fare prima le principali riforme e poi le privatizzazioni. Dovremmo realizzarle insieme…..

I mercati vedono le privatizzazioni in Italia come la cartina di tornasole della dipendenza del nostro governo dai mercati stessi, dal loro buon funzionamento come principale strada per riportare la crescita. Poiché le privatizzazioni sono così cruciali nello sforzo riformatore del Paese, i mercati le vedono come il test di credibilità del nostro sforzo di consolidamento fiscale. E i mercati sono pronti a ricompensare l’Italia, come hanno fatto in altre occasioni, per l’azione in questa direzione. I benefici indiretti delle privatizzazioni, in termini di accresciuta credibilità delle nostre politiche, sono secondo noi così significativi da giocare un ruolo fondamentale nel ridurre in modo considerevole il costo dell’aggiustamento fiscale che ci attende nei prossimi cinque anni”. 

Insomma: mercati, mercati, e ancora mercati. Che sono tra i primi termini della neo lingua.

O meglio: bisognava creare un immenso banchetto per la finanza mondialista, che tuttora opera ed esige che nuove portate vengano servite. Ed ecco la trappola della rinuncia alla sovranità monetaria, ecco il trattamento riservato alla Grecia, ecco il Mes, ecco il confinamento della politica (quella vera) nel ghetto della “rissosità” e del sovranismo, ecco i nominati…ed ecco Mario Draghi, dopo che il nominato avv.prof. Conte (questo però, nominato per caso tratto da una specie di albo di “grandi professionisti” cattomassonici) non serve più. E‘ ora di fare le cose sul serio, di terminare il lavoro: il MES ?

Gli straordinari meriti di Mario Draghi sono assolutamente soggettivi, frutto della lobotomizzazzione euromane dell’opinione pubblica e degli opinion makers stessi. “Aver salvato l’euro” con l’impossessarsi del debito pubblico dei singoli stati a iniziare dai più indebitati, per quanto mi riguarda e riguarda noi de L’ Ortis è colpa anche superiore al folle concambio Lira/ Euro 1936,27.

Il compianto presidente emerito Francesco Cossiga, poco tempo prima di morire, così si espresse su super Mario in una trasmissione condotta da Luca Giurato: “non si può nominare premier chi è stato socio della Goldman & Sachs, grande banca d’affari americana“. E “male, molto male, io feci ad appoggiarne, quasi a imporne la candidatura (alla Banca d’Italia ndr) a Silvio Berlusconi, male, molto male!“. E ancora: Draghi “è il liquidatore, dopo la famosa crociera sul Britannia, dell’industria pubblica, la svendita dell’industria pubblica italiana, quand’era direttore generale del Tesoro. E immaginati che cosa farebbe da presidente del Consiglio dei ministri. Svenderebbe quel che rimane: Finmeccanica, l’Enel, l’Eni, e certamente ai suoi ex comparuzzi di Goldman & Sachs“. 

Per il momento, non ho davvero null’ altro da dire sulle prospettive che Mario Draghi ci offre.

A. Martino

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