L’UCRAINA INIZIA A TEMERE DI ESSERSI SPINTA TROPPO IN LA’ CON LA SUA RUSSOFOBIA. E BIDEN “RINVIA” LA INVASIONE RUSSA….

Le identità nazionali non sono una scienza esatta.

La Storia o meglio alcuni suoi elementi, i dialetti o particolarità linguistiche, interessi economici (spesso esterni), le creano o ne determinano resurrezioni.

Così è per l’indipendentismo scozzese. E qualcosa di analogo è per l’Ucraina, che da italiano non riesco a non vedere sostanzialmente russa. So che è una affermazione forse storicamente superficiale e che potrebbe far adirare i nazionalisti ucraini, ma sta di fatto che, Medio Evo del Principato di Kiev a parte, per secoli l’Ucraina è stata parte integrante dell’universo geopolitico moscovita. Prima nell’Impero, poi nell’ Unione sovietica. Dissoltasi questa esattamente trenta anni fa, l’Ucraina si ritrovò automaticamente indipendente, in fondo suo malgrado: fu per la fine del Sistema del socialismo sovietico, non per un movimento indipendentista. Assieme alla Bielorussia, era però tra le “più russe” repubbliche postsovietiche.

Però, mentre la Bielorussia non ha rescisso il cordone ombelicale con la Russia, l’Ucraina l’ha fatto con la “rivoluzione colorata” del 2014 (pilotata da NATO e UE). Da allora, è impossibile distinguere tra un reale anelito dell’Ucraina alla occidentalizzazione manu militari e alla “europeizzazione”, e la sua ben sovvenzionata strumentalizzazione nella tardiva logica da guerra fredda, che dietro l’apparente “scontro di civiltà” tra una Russia “dittatoriale” o “autocratica” e un Occidente “liberale e democratico” tradisce incredibili ipocrisie e ben precisi interessi economici.

Uno dei principali alleati degli USA fin dagli anni Quaranta è infatti il Regno di Arabia Saudita, che più autocratico non si può (monarchia assoluta su base teocratica). E l’enorme gasdotto North Stream in realizzazione, con i suoi interessi miliardari, è la reale colpa della Russia: altro che i diritti dei gay o quelli dell’opposizione sorosiana.

Sono anni che Estonia, Lettonia e Lituania (ex repubbliche sovietiche) assieme all’ Ucraina ma anche alla Polonia, gridano all’imminente invasione russa, all’aggressività di Mosca ecc. E forse la dirigenza NATO e il famoso Pentagono, a modo loro, hanno anche una certa saggezza sotto traccia, dato che in tanti anni secondo questi petulanti quanto pericolosi vittimisti già avrebbe dovuto scatenare una terza guerra mondiale: il che oggettivamente, non è avvenuto come non è avvenuto che un solo militare russo abbia messo piede un metro oltre la frontiera; mai un aereo russo ha sconfinato, mai un’imbarcazione di Mosca ha oltrepassato le acque territoriali.

La fobia dei suoi vicini ha però, ottenuto una saturazione di uomini e mezzi americani in pressione contro la Russia. Ed eccoci all’attuale crisi, davvero pericolosa. Gli ucraini negli ultimi giorni, però, novelli apprendisti stregoni sembrano iniziare a preoccuparsi dei frutti del loro operato, e della possibile quanto maledetta conseguenza ipotetica dei loro aizzamenti geopolitici.

Ecco quindi che siamo al paradosso di un presidente ucraino (il locale Beppe Grillo rispondente al nome di Volodymyr Zelensky) chiedente a Joe Biden di moderare gli allarmismi sulla fantomatica invasione russa (“rinviata” dagli americani da dicembre a gennaio e ora a febbraio “quando il ghiaccio sarà più duro”).

Evidentemente, le cognizioni tattiche di Biden sono aggiornate all’artiglieria ippotrainata delle forze del Terzo Reich durante l’Operazione Barbarossa, se non addirittura condizionate dall’immaginario cinematografico di quel famoso film di Eisenstein in cui i cavalieri teutonici sprofondano a Tannenberg in un lago troppo sottilmente ghiacciato. E poi: ma a febbraio il ghiaccio non dovrebbe al contrario perdere durezza, se non per le temperature, quanto meno per il maggior irradiamento solare?

Facili ironie a parte, speriamo che questo sussulto di ragionevolezza non sia troppo tardivo; e che oltre tutto, la dirigenza ucraina si renda conto che il loro Paese, così zeppo di militari americani, oltre ad ospitare i discussi affari del clan Biden, rischi di ritrovarsi come la Cuba di Batista prima della rivoluzione castrista.

A. Martino

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