LA FORZA DEL RUBLO E L’IRRILEVANZA DELL’EURO. OVVERO, IL FALLIMENTO DELLA GUERRA DEI CAPITALI CONTRO LA RUSSIA.

Sapete quale sia la moneta più forte durante questa prima metà del 2022? Il rublo russo. Lo avevo lasciato al guado con il mio articolo
UNA GUERRA MONDIALE C’E’ GIA’ ED E’ QUELLA FINANZIARIA E VALUTARIA. COMBATTUTA DA RUSSIA E CINA CONTRO IL DOLLARO E LA SUA MONETA SATELLITE DETTA EURO. del 14 aprile 2022.

Sapete quale si è notevolmente indebolita (e verso il rublo stesso, e verso il dollaro USA)? L’euro.

A onore del vero, il rublo si trova in una particolare condizione di isolamento rispetto quanto meno alla grande finanza mondialista, del Sistema Russia. Un cittadino della immensa Federazione, non ha molto da fare con dollari ed euro: sanzioni esterne di ogni tipo e casistica, blocco dello SWIFT, boicottaggio euroatlantista di tutto e di più. Però, la Russia è la Russia: non un grande, ma un immenso Paese ormai volto verso una sostanziale autarchia temperata dalla permanenza dei rapporti commerciali con il mondo non allineato a Washington. Ancoraggio del rublo all’oro, e ferreo controllo dei flussi di capitali hanno fatto il resto, oltre ai conti in rubli per pagare gas e a breve anche petrolio. Risultato: se all’indomani del fatidico 24 febbraio il rublo sprofondava nell’abisso valutario di 0,006 circa, oggi (mentre scrivo, 14 luglio), il cambio rublo-euro è a 0,017. Valori significativamente identici nelle loro oscillazioni anche nei confronti del dollaro USA, fin da prima del conflitto russo-ucraino.  

Infatti per la prima volta dopo venti anni, l’euro è sceso sotto la parità col dollaro e attorno ad essa si mantiene. Situazione ottima per le nostre esportazioni? Disastro per l’acquisto di materie prime? Difficile dirlo, il tempo e l’evolversi della difficilissima congiuntura internazionale lo diranno. Di sicuro, è sconsigliabile agli eurocittadini vivere negli USA per più di una settimana; al cambio sfavorevole, si va a sommare il carovita delle megalopoli come New York o Los Angeles esasperato dalla inflazione a livello degli anni Ottanta.

Delle osservazioni di natura sistemica e geofinanziaria, però, si possono trarre: la moneta dell’eurozona, tra un rublo espressione monetaria dell’arrocco dell’ Orso nella sua tana tanto munita quanto autosufficiente e un dollaro azzoppato dall’inflazione (soprattutto da spesa bellica, anche se non ve lo dicono) non meno dell’euro ma ancora moneta egemone degli affari e della finanza occidentali per ovvi motivi politici, rischia di fare la fine della stessa creatura europeistica, cioè quella del vaso di coccio tra i vasi di ferro.

O magari, come qualcuno argutamente ha osservato, si avvia ad essere una specie di quello che fu la rupia nell’ India britannica: una moneta di indubbia stabilità e relativa solidità rispetto alle vecchie divise dei principati in cui l’India prebritannica era frammentata, ma pur sempre ancillare rispetto al British Pound, vera moneta dell’Impero coloniale britannico. Perché allora, non far circolare direttamente ed esclusivamente la sterlina nell’ Impero delle Indie? Per diversi motivi: innanzitutto, per tenere ben distinti due assetti finanziari dalle caratteristiche estremamente diverse, e poi per motivi politici (il subcontinente indiano non fu mai una semplice colonia, ma formalmente un viceregno).

Mutatis mutandis, non è questa la sostanziale geopolitica, e geofinanza, degli equilibri euroatlantici?

Altro indizio: la sterlina postimperiale non aderì all’euro. Brutto segno: sintomo di Brexit. Ma anche, che Londra non sognava di mandare alle ortiche la sovranità monetaria come a sancire la sua subalternità rispetto ai cugini di Oltre Atlantico.

Stando così le cose, buon per l’ Ecuador che esattamente allo scoccare del nuovo secolo e del nuovo millennio adottò il dollaro USA puramente e semplicemente: nessun pensiero di politica monetaria e tassi di interesse, nessun carrozzone di banca centrale e relativi capi, sottocapi e impiegati. Fa tutto Washington, senza complicazioni e senza spese.

A. Martino

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