È UFFICIALE: L’EMERGENZA “CORONAVIRUS” È ESPLOSA ANCHE IN ITALIA.

È ufficiale, proprio durante la settimana di carnevale, nel Nord Italia – così come è stato già precedentemente narrato nella Milano dei “Promessi Sposi”, appestata dal Manzoni durante il febbraio del 1630 – l’emergenza CoronaVirus è scoppiata in tutto il suo terribile fragore e tutto grazie alla superficialità dei controlli, all’omertà degli ammalati e alla cocciutaggine degli sprovveduti buonisti sempre avvezzi alla propaganda del politicamente corretto.

Ma veniamo ai dati nudi e crudi.

Allo stato attuale, in Italia, abbiamo registrato 2 decessi e 250 persone trattenute in regime di quarantena.

Per il resto il morbo sembra essersi manifestato pesantemente in:

  • N°10 Comuni Lombardi messi in “isolamento”:
  • Codogno;
  • Castiglione d’Adda;
  • Casalpusterlengo;
  • Fombio;
  • Maleo;
  • Somaglia;
  • Bertonico;
  • Terranova dei Passerini;
  • Castelgerundo;
  • San Fiorano.

Questi territori, messi insieme, contano, al proprio interno, 50mila residenti. Di questi, 14 sono risultati positivi.

  • N°2 Comuni Veneti messi in “isolamento”:
  • Vo Euganeo;
  • Dolo.

che unitamente contano 18mila persone. Tra di essi, i contagiati conclamati sembrerebbero essere solo 2.

Ma detto questo, non avendo noi de l’Ortis i mezzi e gli uomini, per seguire, minuto per minuto, l’evoluzione di questo “accidente” ora più che mai anche nostrano, vogliamo limitarci, come nostro solito, a suscitarvi una riflessione che possa magari essere da spunto per una nuova e migliore società italiana.

La prima considerazione che vogliamo fare è quella di manifestare tutto il nostro disappunto verso taluni organi d’informazione che, anche in questo caso, non hanno perso tempo nel denunciare l“avvelenamento dei pozzi” da parte di chi propugna una totale e radicale chiusura delle frontiere.

Come sovranisti siamo infatti stufi di essere accusati da questi signori di rigurgiti razzisti e di altre scempiaggini di questo genere.

È forse una fake news che questo morbo nasca all’estero e che sia giunto in Italia a causa di una globalizzazione smodata e fuori controllo?

Credo proprio di no!

Vedete cari lettori, questo giornale è sempre stato a favore delle frontiere, dei passaporti, dei visti, non perché vogliamo una società militarizzata ma semplicemente perché le vecchie e care frontiere con i propri riti burocratici ed i propri controlli garantivano un minimo di sicurezza.

Noi riteniamo che sia quanto mai giusto sapere chi sia colui che si accinge ad entrare in casa nostra e che cosa venga a fare, questo non ci sembra né un atteggiamento razzista, né tanto meno antiquato, quanto solo un comportamento da persone civili e previdenti.

Oggi, ahimè, in questa era dove tutto è interconnesso, a passare da un Paese all’altro non sono solo le persone ma anche il denaro (spesso non si sa neanche come guadagnato), le malattie e perché no, anche le droghe.

Su quest’ultimo punto, ad esempio, voglio proporvi una ragionamento che in pochi hanno fatto in tutti questi anni.

Quando io ero bambino, vale a dire nei primi anni 80 del secolo scorso, se un italiano voleva andare in macchina, ad esempio, al porto di Amburgo, al Brennero doveva mostrare i passaporti, la macchina gli veniva perquisita e, una volta fatto questo, attraversava l’Austria. Arrivati al confine con la Germania la prassi si ripeteva e poi dopo diverse ore di viaggio sarebbe arrivato, sano e salvo, ad Amburgo.

Ora se quest’italiano doveva trasportare della droga dall’Italia alla Germania, all’epoca, avrebbe di sicuro subito almeno 3 controlli capillari, oggi, invece, se dovesse trasportare gli stessi stupefacenti non incontrerebbe nessun controllo.

Orbene, sapete perché? Perché l’uomo moderno e per di più occidentale, non ama le perdite di tempo, le costrizioni: tornare ai passaporti, ai visti, alle visite mediche, per noi, uomini comuni, è inconcepibile! Noi siamo avvezzi alla libertà, ai diritti e non come i cinesi che ultimamente dicevano: <<noi siamo abituati a vivere in gabbia, ultimamente la nostra gabbia è più grande, perciò stiamo bene!>> .

Quella gabbia però – che nella maggioranza dei casi è opprimente, nelle situazioni di grande pericolo come le guerre, le carestie o le catastrofi sanitarie – può risultare anche molto efficiente per la risoluzione dei problemi, non come la nostra gioiosa anarchia, che al contrario, potrebbe esserci oltremodo d’intralcio.

Così, ci fa francamente sorridere la comunicazione con la quale si invitano i cittadini che si sentono male (cioè che accusano febbre e crisi respiratorie) a non recarsi in pronto soccorso, ma, ad allertare prontamente il 112, in altri termini i Carabinieri, i quali, a loro volta, dovrebbero segnalare i casi alle autorità militari competenti, cioè gli uomini e strutture sanitarie, dell’esercito.

Forse in pochi sanno che, attualmente l’esercito italiano conta, compresi gli uomini dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, circa 300 mila uomini, di questi, gli unici reparti attrezzati ed addestrati per le cosiddette emergenze NBC (Nucleari, Batteriologiche e Chimiche) sono:

  • il VII Reggimento “Cremona” di stanza a Civitavecchia;
  • il “II NDB” (Nucleo di Decontaminazione e Bonifica) del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana di stanza a Genova;
  • il “ROE” (Reparto Operativo d’Emergenza) del Corpo speciale volontario ausiliario dell’Esercito Italiano dell’Associazione dei cavalieri italiani del Sovrano militare Ordine di Malta, oggi di stanza, presso la Caserma “Pasquali”, nella città de L’Aquila;
  • il reparto “NBCR” (Chemical Biological Radiological Nuclear) dei Vigili del Fuoco di stanza a Roma

che complessante superano, di poco, le 1500 unità.

In conseguenza di ciò, va da sé che, neanche 2000 specialisti dovrebbero monitorare ed assistere, un territorio che conta 60 milioni di italiani.

Altra domanda che ci poniamo è la seguente:

Ammettendo anche il caso che le nostre sparute forze riuscissero a tenere tutto sottocontrollo, dove saranno mai alloggiati i tanti malati che, di sicuro, da qui ad un anno, ci saranno?

Forse tutti all’Ospedale Spallanzani di Roma o presso la Caserma Cecchignola?

Penso proprio di no, queste strutture, infatti, non hanno la capienza adeguata per poter ospitare un così cospicuo numero di casi.

Ed allora?

Forse se anziché far degradare, in tutti questi anni d’incuria, le tante caserme che il nostro Stato aveva ed ancora ha, in tutto il territorio Nazionale, le avesse mantenute a dovere magari ripristinando anche un reale servizio di leva, forse non saremmo arrivati a guardare in faccia questa emergenza con il nostro solito pressappochismo.

Vogliamo inoltre lanciare una proposta:

  1. Visto che oggi, con le tecnologie informatiche, siamo tutti controllati negli spostamenti, cioè le autorità tecnicamente non avrebbero nessun problema nel monitorare quali persone, al di là delle loro dichiarazioni, si siano recate in Cina o altrove, negli ultimi 6 mesi, perché non procedono d’imperio con la chiamata coattiva di questi soggetti al fine di accertarne le reali condizioni sanitarie?
  2. Visto che i giovani rappresentano il futuro e sono la cosa più preziosa che abbiamo perché le scuole dell’intera Nazione non vengono chiuse fino a data da destinarsi e nel mentre il personale medico passerà in visita ogni singolo studente e insegnante?
  3. Visto che il tempo dell’incubazione è di 14 giorni perché non mettiamo in quarantena, per 20 giorni, l’intera Nazione? in fondo in Cina sono riusciti ad imporre la quarantena ad una superficie similare. Così facendo il morbo non si diffonderà ed avremo il tempo per neutralizzare tutti i casi a noi sconosciuti.

In fondo, prevenire è meglio che curare.

Ma già sappiamo che, questa classe dirigente, boccerebbe una simile iniziativa perché ritenuta troppo drastica e catastrofista.

Perciò, nel mentre, non ci resta che affidarci alla nostra Fede nell’Altissimo pregando che ci risparmi il più possibile da questo morbo e sperando che, passata questa emergenza, l’Italia possa ritrovarsi più matura e cambiata in senso sovranista.

Insomma, in altri termini, mi auguro che questa crisi possa servire alla nostra Nazione per tornare ad essere un Paese serio: orgoglioso della propria identità e cosciente delle proprie potenzialità, senza troppe congetture e sensi di colpa.

Lorenzo Valloreja

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