COME UN COLPO DI CANNONE 20PT: “ELEZIONI PRESIDENZIALI IN FRANCIA: FOSSE LA VOLTA BUONA CHE CI TOGLIAMO QUESTA EUROPA DALLE SCATOLE?”

Mentre in Italia milioni di cittadini sono scesi liberamente in Piazza per manifestare il loro dissenso al Green Pass e in Francia il saggista ed opinionista Éric Zemmour ha praticamente sorpassato nei sondaggi la Le Pen nella corsa all’Elisio, c’è chi nel Bel Paese sfrutta la vanità di un povero vecchio per bruciarlo nella lotteria del totopresidente.

Ora passi per la creduloneria di questo personaggio, dal quale però ci si sarebbe francamente aspettato un po’ più di cinismo – infatti è pur sempre l’uomo che ha fondato il più grande gruppo editoriale italiano ed è uno degli artefici degli accordi di “Pratica di Mare”, ma, a quanto pare, la vana gloria ha, in Berlusconi, un ascendente più grande di quello attribuito alle donne tanto da fargli dimenticare il fatto, ad esempio, che coloro i quali oggi lo osannano sono gli stessi che, fino a qualche anno fa, lo definivano: maschilista, pagliaccio, impresentabile, inadatto, pregiudicato, ecc. ecc. – ma la cosa più grave è che questa ipotesi sottende ad un discorso profondamente anacronistico e fortemente conservativo dell’establishment.

In buona sostanza nessuno ha compreso che, come già abbiamo detto in altri video e in tanti altri articoli, l’UE è fortemente in crisi e l’Italia, o meglio questa Italia, volendo essere più realista del Re potrebbe tranquillamente ritrovarsi con il cerino in mano.

I segnali infatti ci sono tutti:

Dunque, come può una classe politica seria pensare di strutturare il Paese come se fossimo nel periodo d’oro dell’Unione?

Ma davvero siamo così ciechi e sordi?

Éric non è la Le Pen, la quale, partendo dalla vecchia estrema destra cerca di accreditarsi verso il ceto più moderato. Zemmour, semmai, è parte integrante della raffinata borghesia francese.

Ebreo Berbero trasferitosi in Francia negli anni 60 a seguito del rientro dei “Piedi Neri” dall’Algeria è un sofisticato uomo di cultura, ben accetto dal ceto medio che oggi vota Macron, capace di parlare non solo alla pancia del paese transalpino ma anche a tutto il resto della Francia. Testimonianza ne è il successo editoriale del suo “Le Suicide français” che, nel 2014, ha venduto, in maniera indiscriminata, più di 500 mila copie. Oggi è l’uomo che, con l’importante aiuto di una dissidente della famiglia Le Pen, Marion Maréchal, può tranquillamente unire in un’unica formazione sia i gollisti che il Rassemblement National.

In altri termini Emmanuel Macron è spacciato e lo è nella misura in cui tutta l’elite francese è cosciente della grave crisi che sta vivendo la “Quinta Repubblica” e che Zemmour ha ottimamente denunciato quando ad esempio ha affermato che una Guerra Civile nel suo Paese è già in atto: <<Quando vai al Bataclan e massacri più di cento persone con il kalashnikov: si chiama guerra civile. Quando tagli la gola a un prete nella sua chiesa, si chiama guerra civile. Quando si taglia la gola a un maestro, si chiama guerra civile >>.

Malcontenti e malumori che Marine Le Pen non ha saputo capitalizzare perché ha tentato inutilmente, in un momento in cui lo Stato necessita di soluzioni estreme e decise, la via della moderazione.

Secondo il sopraddetto politologo Ebreo Berbero i gilet gialli francesi sono << vittime di 40 anni di mala politica … dell’immigrazione di massa che li ha cacciati dalle periferie, della deindustrializzazione, della folle politica energetica di Emmanuel Macron e della Commissione Europea >>.

D’altronde non è una novità che, al di là delle Alpi, data la gran confusione ed instabilità, c’è chi, lo scorso maggio, temeva un colpo di stato da parte dei militari.

E anche in questo Zemmour è l’unica ancora rimasta all’elite francese giacché, ha dichiarato a più riprese che a differenza della destra storica, non ha nessuna intenzione di sovvertire la repubblica.

Unico pegno da pagare però sarà l’uscita certa della Francia dall’Unione.

Assisteremo quindi, dopo l’uscita di Londra, ad una FrExit, con una rinascita certa della vecchia alleanza anglo/francese. Alleanza che potrebbe ulteriormente essere rafforzata da un cambio ormai certo, tra tre anni esatti, alla Casa Bianca, dove con molta probabilità tornerà qualcuno del Clan Trump.

E mentre tutto questo accade, ribadiamolo, mentre la Polonia e l’Ungheria fanno le nazionaliste e la Merkel esce di scena, c’è chi in Italia, ammirando ed invocando Draghi, parla dell’opportunità per il nostro Paese di diventare l’ultimo baluardo dell’idea europea non sapendo, o facendo finta di non ricordare, che alla fine tutti i baluardi fanno una brutta fine perché, ad essi, si applica sempre la regola dell’ortolano … con tanto di cetriolo spaziale …

Ma secondo voi, sinceramente, se la Francia uscisse dall’Unione il progetto Europeo potrebbe andare avanti ugualmente?

Cioè la Germania, sempre secondo voi, si farebbe carico di pagare da sola, o meglio, insieme all’Italia, lo sviluppo di questo Est Europa? A pro di cosa scusate?

Ecco allora che il nostro Paese anziché puntare all’utopia di Spinelli e Co. dovrebbe diventare quello che la natura gli ha già indicato per la propria posizione geografica, cioè il Paese cerniera tra le prime due superpotenze nucleari, cioè gli Stati Uniti e la Federazione Russa e tale dialogo dovrebbe avvenire in chiave anti Cinese per la salvezza sia di Washington che di Mosca e di rimando dei Paesi Europei.

Tale posizione consentirebbe al nostro Paese di tornare ad avere un predominio nel bacino del Mediterraneo, con buona pace della Francia e della Gran bretagna, giacché, il nostro principale antagonista, la Turchia, sta attraversando una forte crisi economica.

Ma per fare tutto questo l’Italia non dovrebbe eleggere l’ennesimo Presidente della Repubblica asservito a Bruxelles quanto tornare ad una Monarchia Costituzionale con una propria casa regnante che abbia tutto l’interesse a far grande il Paese per proprio prestigio personale e nazionale.

Tanto peggio di come le cose siano state gestite fin ora penso proprio non si possa fare.

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